Oggi ci sono più di 96 milioni di persone che lavorano quotidianamente da remoto e si prevede che il numero supererà i 105 milioni entro il 2020. Cosa significa? Tante cose: cambiano le nostre abitudini a lavoro, cambia il nostro modo di concepire il lavoro, cambiano gli spazi in cui lavoriamo. Il lavoro non è dove sei, ma ciò che fai.
Se ti fermi un attimo a riflettere, oggi possiamo lavorare ovunque (ovviamente mi riferisco ai lavori in cui la capacità intellettuale è predominante sul resto). Lo provo continuamente sulla mia pelle. Negli ultimi mesi sono stato a Milano, Torino, New York, Mosca, Roma, Vienna, a casa dei miei, e ho sempre collaborato a distanza con il mio team e lavorato con i clienti senza nessun problema. Questo grazie alla tecnologia che ci garantisce una maggior flessibilità, mobilità, produttività, reattività nel lavoro che svolgiamo ogni giorno.
Secondo la ricerca 2016 “Changing Needs of Workplace” commissionata da Polycom (puoi scaricare qui il white paper) ben il 98% degli intervistati afferma che lavorare in mobilità ha un impatto positivo sulla produttività. Lo studio, che ha interessato oltre 25.000 lavoratori provenienti da aziende di 12 Paesi differenti, evidenzia come la flessibilità sul posto di lavoro sia una condizione apprezzata non solo dai manager (circa il 55% degli intervistati), ma anche dal resto della popolazione aziendale.
Ovviamente la possibilità di far scegliere alle persone quando e dove lavorare può risultare complesso per le organizzazioni, ma per molte persone di talento, poter decidere i tempi e i luoghi di lavoro è un fattore determinante per la scelta tra diverse opportunità di lavoro.
Inoltre, non è da trascurare il fatto che la maggior parte dei millennial preferisca lavorare in luoghi diversi per raggiungere più facilmente un equilibrio tra lavoro e vita professionale. Forse il più grande cambiamento in atto è qualcosa che - ipocritamente - abbiamo sempre tenuto nascosto o tralasciato: il lavoro è parte della vita, come in realtà lo è sempre stato.
Leggi I millennial e flessibilità del lavoro: i modi tradizionali di lavorare hanno ancora senso?
Se le organizzazioni non sono pronte a questo nuovo paradigma, quali sono le probabilità di sopravvivenza nel prossimo futuro? Questo è uno dei quesiti che sto - in maniera provocatoria - affrontando nel workshop “Smart Working: lusso o sopravvivenza?" durante le varie edizioni dello Smart Working Day Tour. Dopo Milano, Roma, Napoli, Treviso, prossima tappa a Catania.
Le organizzazioni sono, difatti, davanti a una sfida complessa e - per certi versi - “intangibile”. Non devono far fronte a una crisi economica che impatta concretamente sui bilanci, ma a un rinnovamento del proprio modo di lavorare e collaborare che, invece, si riflette sulla cultura organizzativa.
L'evoluzione della tecnologia, fattore abilitante per lo Smart Working
I dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, mostrano come la tendenza ad adottare un nuovo approccio al lavoro (appunto lo Smart Working, approfondisci qui) all'interno delle organizzazioni sia in continua crescita. Il numero di aziende, sia PMI sia corporate, che sperimentano lo Smart Working aumenta (+14% progetti Smart Working rispetto al 2016) come anche il numero di smart worker (305.000 stimati). Motivo? L’evoluzione delle nostre pratiche di lavoro riflette l’evoluzione della tecnologia, che sempre più è fattore abilitante per lo Smart Working.
Il nostro modo di lavorare e collaborare non può prescindere da una serie di tecnologie divenute vitali per garantire produttività, flessibilità e mobilità. Dalla velocità della connessione dati alle soluzioni cloud per garantire la gestione dei dati in ambienti sicuri, dalle piattaforme di collaborazione digitale alle soluzioni IoT per migliorare l’esperienza di lavoro, dai sistemi di video collaboration alle soluzioni voce per garantire la real presence. Sempre secondo la ricerca Polycom, il 92% degli intervistati crede che le tecnologie di video collaboration aiutino a migliorare le relazioni e la collaborazione di gruppo.
Stiamo vivendo in un’epoca fantastica in cui le innovazioni si susseguono costantemente e le viviamo in prima persona, subito. Siamo i primi a voler sperimentare nuove tecnologie, provare nuove soluzioni che ci permettono di semplificare ciò che facciamo quotidianamente: applicazioni per ordinare cibo o comprare biglietti aerei, elettrodomestici che si attivano sulla base di sensori o a comando vocale, smartphone che incorporano sistemi di pagamento e altro ancora.
Perché non sfruttare al meglio la tecnologia anche nel mondo del lavoro? Perché siamo vincolati ancora a tecnologie obsolete (computer con sistemi operativi ‘95, fax, altoparlanti e webcam datate, ...)? Ti segnalo questo webinar che ti aiuterà a capire come migliorare la collaborazione in team, specialmente quando i tuoi colleghi sono sparsi geograficamente sul territorio.